Hybris, una porta verso il nulla

A cura di Fefe Leo

Va in scena al Teatro Vascello fino al 22 gennaio “Hybris” del duo artistico Mastrella-Rezza con Ivan Bellavista, Manolo Muoio, Chiara Perrini, Enzo Di Norscia, Maria Grazia Sughi, Daniele Cavaioli, Antonella Rizzo. “Hybris” è uno spettacolo graffiante e anarchico, nello stile caratteristico dell’accoppiata Mastrella-Rezza, che pone l’attenzione sull’essere umano in questo specifico contesto storico.

Nella cultura greca la hybris era l'orgogliosa tracotanza che porta l'uomo a presumere della propria potenza e fortuna e a ribellarsi contro l'ordine costituito, sia divino che umano a cui segue, immancabilmente, la punizione divina per tale oltraggiosa presunzione. L’uomo di Rezza pecca di tracotanza ritenendosi padrone del suo tempo e del suo spazio, e come tale legittimato a gestirlo, quando in realtà, come emerge dalla rappresentazione, vi è un confine labile e a tratti inesistente tra gli spazi e gli individui, e spesso gli spazi determinano i comportamenti umani consentendo quella divisione, o meglio percezione, tra pubblico e privato. La scena viene dominata da una porta che all’occorrenza si apre e si chiude a delimitare gli spazi interni da quelli esterni.

E’ una porta pesante e variamente mobile. Si presta di volta in volta a delimitare gli spazi di confine consentendo un accesso selettivo, a discrezione di chi sta all’interno, nei confronti di chi dall’esterno vuole accedere a un altrove non ben definito che vorrebbe, o dovrebbe, essere l’interno. Vi è un continuo capovolgimento in cui, questa ipotetica difesa dell’interno dall’esterno, del privato dal pubblico, perde di significato a dimostrazione di come non controlliamo del tutto la nostra dimensione. Eppure questi confini, per quanto labili, sono responsabili di comportamenti talvolta abusanti allorquando si ci sente sicuri nel proprio privato, privato che dovrebbe consentire una maggiore e migliore comunicazione tra gli individui a esso appartenenti ma in cui si finisce per non riconoscere neanche i propri familiari.
Alla fine a quest’uomo tracotante, ma impotente e confuso, non resta che inveire contro un dio che non riconosce se non nel momento delle recriminazioni.

“Hybris” è uno spettacolo che offre una lettura irriverente della condizione dell’uomo moderno e stimola una riflessione profonda sul chi siamo.

 

Come si possono riempire le cose vuote? È possibile che il vuoto sia solo un punto di vista?

La porta…perché solo così ci si allontana. Ognuno perde l’orientamento, la certezza di essere in un luogo, perde il suo regno così in terra e non in cielo. L’uomo fa il verso alla belva. Che lui stesso rappresenta. Senza rancore.
La porta ha perso la stanza e il suo significato, apre sul nulla e chiude sul nulla.
Divide quello che non c’è… intorno un ambiente asettico fatto di bagliori.
L’essere è prigioniero del corpo, fascinato dall’onnipotenza della sua immagine trasforma il suo aspetto per raggiungere la bellezza immobile e silente che tanto gli è cara.
Le gabbie naturali imposte dal mondo legiferano della nascita, della crescita e della cultura, ma la morte è come al solito insabbiata; ai bambolotti queste cose sembrano inutili sofferenze, antiche volgarità.
La porta attraversata dal corpo senza organi, che nel nostro caso è anche privo del cervello e profondamente pigro, si trasforma in un portale nel vuoto; al bordo del precipizio si può immaginare un mondo alternativo ma il bambolotto si lascia abitare da chiunque, di ognuno prende un pezzo, uno spunto, sicuro e consapevole di dare una direzione sua alle cose. La spina dorsale si allunga e si anima: finalmente si divide.
Aprire la porta sulle altrui incertezze, sull’ambiguità, sull’insicurezza dell’essere e la meschinità dello stare. Chiunque sta in un punto, detta legge in quel punto. Ci si conosce sotto i piedi, nulla può durare a lungo quando due persone si incontrano esattamente dove sono: e dove stanno non si vede bene perché ci sono i piedi sopra. I rapporti finiscono perché nascono sotto i calcagni, senza rispetto. Piccoli dittatori che fanno della posizione la loro roccaforte. Ma poi barcollano con una porta davanti gestita da un carnefice inesatto che stabilisce dove gli altri vivono. Non cambia molto essere un metro oltre o un metro prima, ma muta lo stato d’animo di chi sapeva dove era e adesso ignora dove andrà perché non sa da dove parte. Chi bussa sta dentro, chi bussa cerca disperatamente che qualcuno da fuori chieda “chi è?”. Bussiamo troppo spesso da fuori per tutelare le poche persone che vivono all’interno, si tratta di famiglie di due o tre elementi, piccoli centri di potere chiusi a chiave. Dovremmo imparare a bussare ogni volta che usciamo, perché fuori ci sono tutti, l’esterno è proprietà riservata, condominio esistenziale, casa aperta. L’educazione va sfoggiata in mezzo agli altri e non pretesa quando ci si spranga insieme al parentato. La famiglia la sera chiude fuori tutta l’umanità, che senso ha accogliere il diverso quando ogni notte ci barrichiamo dichiarando l’invalicabilità della nostra dimora? Infimi governanti delle pareti domestiche, come le bestie. L’uomo diventa circense, domatore della proprietà privata.

Breve biografia

Antonio Rezza e Flavia Mastrella, ovvero RezzaMastrella, un combinato artistico inimitabile nel panorama teatrale contemporaneo, sono i Leoni d’oro alla carriera per il Teatro 2018. Lo ha stabilito il Consiglio di Amministrazione della Biennale di Venezia, presieduto da Paolo Baratta, facendo propria la proposta del Direttore del Settore Teatro Antonio Latella.
Calcano le scene dall’87 Antonio Rezza e Flavia Mastrella, l’uno performer-autore e l’altra artista-autrice, sempre firmando a quattro mani l’ideazione e il progetto artistico degli spettacoli, che hanno raggiunto un pubblico di fan ampio e soprattutto trasversale. Antonio Rezza è “l’artista che fonde totalmente, in un solo corpo, le due distinzioni di attore e performer, distinzioni che grazie a lui perdono ogni barriera, creando una modalità dello stare in scena unica, per estro e pura, folle e lucida genialità. Flavia Mastrella è l’artista che crea habitat e spazi scenici che sono forme d’arte che a sua volta Rezza abita e devasta con la sua strepitosa adesione; spazi che abita e al tempo stesso scardina, spazi che diventano oggetti che ispirano vicende e prendono vita grazia alla forza performativa del corpo e della voce di Rezza. Da questo connubio sono nati spettacoli assolutamente innovativi dal punto di vista del linguaggio teatrale” (dalla motivazione di Antonio Latella).
Flavia Mastrella e Antonio Rezza si occupano di comunicazione involontaria. Hanno realizzato tredici opere teatrali, cinque film lungometraggi, una serie sterminata di corto e medio metraggi. Flavia Mastrella si occupa inoltre di scultura e fotografia, Antonio Rezza di letteratura.
Tra il 1996 e il 2020 collaborano con Tele+ e con Rai 3.
Hanno ricevuto il Premio Alinovi per l’arte interdisciplinare, il Premio Hystrio, il Premio Ubu, il Premio Napoli, l’attestato di Unicità nella Cultura a Montecitorio, il Premio Ermete Novelli e nel 2018 viene loro assegnato dalla Biennale Teatro di Venezia Il leone d’oro alla carriera. Nel 2019 La Milanesiana li premia con la Rosa d’oro. Le loro opere sono state presentate a Parigi, Madrid, Mosca, Shanghai e New York. Collaborano da diversi anni con La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello di Roma

 

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Teatro Vascello

Data

Dal 17/01/2023 al 22/01/2023

Indirizzo

Via Giacinto Carini, 78

Regia

Attori

Antonio Rezza e con Ivan Bellavista, Enzo Di Norscia, Manolo Muoio, Chiara Perrini, Antonella Rizzo, Daniele Cavaioli e con la partecipazione straordinaria di Maria Grazia Sughi

Orari

Dal 20 dicembre 2022 al 22 gennaio 2023
dal martedì al venerdì h 21 – sabato h 19 – domenica h 17

Biglietti

https://www.vivaticket.com/it/Ticket/hybris/182412

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