Intervista a Gigi Palla

A cura di Lucia Aldinucci

Docente, regista, attore, autore, formatore e consulente teatrale. Laureato in Lettere e in Pedagogia e Scienze dell'educazione e della formazione, ha conseguito nel 1993 il diploma di recitazione presso il Laboratorio di esercitazioni sceniche di Roma diretto da Gigi Proietti.
In Teatro ha debuttato nel 1993 per il bicentenario goldoniano con gli spettacoli Il bugiardo e La bottega del caffè diretti da Gianfranco De Bosio.


Successivamente ha collaborato con registi come Proietti, Giuranna, Coltorti, Scaparro, Sepe, Moretti, Panici, Ferro, Maccarinelli, Carniti, Venturiello.
Dal 1994 collabora contiunuativamente con il Teatro Le Maschere di Roma per il quale ha realizzato oltre 30 spettacoli in qualità di autore e regista: tra questi Turandot premio Rosa d'oro al Festival Nazionale del Teatro Ragazzi di Padova.
Per il Teatro Le Maschere di Roma ha rivestito la carica di direttore artistico e direttore organizzativo.
Dal 2002 al 2014 ha collaborato continuativamente con il Teatro Eliseo di Roma, per il quale ha rivestito la carica di direttore artistico del Progetto Eliseo Bambini e per il quale ha realizzato 9 spettacoli.
Come formatore teatrale ha collaborato con le seguenti associazione culturali: Talia, Gocce di Arte, Giallofiore, Il Ponte, La bottega dei piccoli attori, Casa Europa, Artes, Teatro Nuovo Academy, Officina Pasolini e con le scuole Villoresi, Cesana e Bixio.
Ha vinto il premio Copioni con lo spettacolo E poi... Pinocchio.
Ha vinto il premio Cerami come miglior spettacolo con lo spettacolo Odissea.
Dal settembre 2015 è docente di lettere presso gli istituti di istruzione superiore.
Nell’agosto del 2019 ha curato la regia e l’adattamento di Asinaria di Plauto per il Plautus Festival di Sarsina con l’Associazione Bottega del Teatro di Franco Mescolini.

Dal 2019 collabora con il Globe Theatre di Roma nel progetto Al Globe con mamma e papà per il quale ha messo in scena gli spettacoli Le tre streghe di Macbeth e Riccardino III.

Attore, registra, cantante, autore… figura poliedrica, come e quando ha scoperto di avere questi talenti? 
Oddio cantante… mi è capitato di cantare in qualche spettacolo, con quel po’ di intonazione che mi riconosco… ma cantante… L’eventuale talento, per quello che mi riguarda, è ancora tutto da dimostrare, e credo che sia un processo di acquisizione continua e di esperienze, meglio se corroborate da risultati lusinghieri. In realtà, forse proprio perché non ritengo di avere chissà che talento, ho sempre dato più valore al lavoro e all’abnegazione. 

Quando ha iniziato ad appassionarsi al teatro?  
Sin da bambino ho frequentato il teatro amatoriale che si faceva in parrocchia, ma c’è un momento preciso in cui ho capito che quella sarebbe stata la mia strada. Al liceo, con la nostra professoressa, Antonietta Felici Sammartano, leggevo un estratto, credo dai Rusteghi, e alla battuta “ma perchè x’è mata!” la classe rise! Fu un’illuminazione. La suddetta prof. (che poi è la sorella del regista Sammartano) ha comunque avuto un’influenza non da poco nella costruzione della mia passione per il teatro.

Oltre al teatro ha recitato per la  televisione e per il cinema, sembrerebbe che la platea lo appassioni maggiormente, tuttavia sono tre settori dove vi è complementarietà, secondo lei cosa li differenzia nell’interpretazione?
Ah se lo sapessi magari sarei riuscito a fare più cinema e più televisione! Non so…forse sono refrattario al “fai meno”, che mi sembra essere il leitmotiv della richiesta interpretativa cinetelevisiva. E poi c’è il problema della fotogenia, che, come ci diceva la nostra insegnante di storia del teatro, Annabella Cerliani, o ce l’hai o non ce l’hai. Comunque quelle poche volte che sono stato su un set di certo l’agio non è mai stato uguale a quello del palco.

Perché, con il tempo, si è dedicato al teatro dei bambini? Cosa vuole comunicare loro attraverso i suoi spettacoli?
Tutto deriva dalla collaborazione con Franco Mescolini, che allora era il regista e autore di riferimento al Teatro Le Maschere. Mi scelse come attore, poi divenni il suo fido assistente, fino a che non decise di ritornare a Cesena lasciando libero quel “posto”. Proposi un mio adattamento del Principe Felice, e da lì è partito tutto. Come dicevo prima, è stato attraverso la pratica e il lavoro che ho capito che quello per l’infanzia e la gioventù era un ambito a me congeniale, che mi riusciva bene appunto comunicare con quella meravigliosa tipologia di spettatore che è lo spettatore-bambino. Comunicare e suscitare in lui emozioni, di qualsiasi tipo: il riso, l’allegria, la sorpresa, la paura, la tristezza, attraverso delle storie che prendono vita su un palco e che riescono ad appassionarlo. 

I bambini sono curiosi, vivaci, recettivi, sognatori , a volte ingestibili, un pubblico che apparentemente sembra di facile pretese, ma che in realtà è più difficile di quanto si possa pensare. Per scrivere, essere attore e regista bisogna ritornare un po' come loro?
C’è un mio amico che mi dice che penso come un cartone animato e invero mi ritrovo spesso a constatare aspetti del mia personalità che probabilmente rileverebbero un certo infantilismo cronico e magari questo aiuta, chissà. Ma è un fatto inconscio. Credo invece che per scrivere, essere attore e regista in questo campo sia necessario soprattutto conoscere i bambini, ascoltarli, mai sottostimarli quando ti proponi a loro.

La sua formazione universitaria è scienza della formazione e dell’educazione ed ora si è specializzato nel teatro per i bambini, la sua sembrerebbe una “ vocazione” verso i piccoli, secondo la sua esperienza di ieri e di oggi, cosa vede di cambiato nel mondo dell’infanzia?
L’influenza del mondo digitale è innegabile, e secondo me incide profondamente nella costruzione del loro immaginario e nel loro modo di rapportarsi alla realtà. Tutto poi oggi è molto più rapido. Tutto è (anche pericolosamente) più a portata di mano. E credo che questo abbia anche accresciuto le responsabilità del mondo degli adulti per la loro tutela. La tutela a volte genera ipertutela, e forse non è sempre un bene. Prima ci si sbucciava le ginocchia con più leggerezza, forse oggi meno.

Quale è la sua esperienza sul “campo”?
La mia esperienza con l’infanzia e la gioventù sul campo da un po’ di anni si è rimpinguata anche con la docenza nella scuola pubblica, quindi in un contesto diciamo un po’ più formale. Fortunatamente ciò non ha comportato la dismissione della mia attività teatrale per ragazzi. Certo fino a qualche anno fa le occasioni di incontro erano più numerose, tra laboratori, incontri didattici sul teatro, sulla visione; ma poi, anche a causa dell’età che avanza, si tende a ritrarsi in una posizione maggiormente di studio, osservazione, conoscenza del loro mondo che cambia in continuazione. Pensi solo ai contenuti veicolati da Youtube, che rivoluzione! Ci sono dei fenomeni che hanno come pubblico proprio quello dei bambini che vanno dai 5 ai 10 anni e ottengono milioni di visualizzazioni per contenuti e stili comunicativi che possono lasciare interdetti, ma che credo sia un dovere approfondire per chi come il sottoscritto ha sempre avuto lo sguardo rivolto a quel mondo.

Cosa vorrebbe comunicare ai genitori dei bambini con i suoi spettacoli?
Come dice Giorgio Testa, l’unico bambino che va da solo a teatro è Pinocchio. Io questo, non so se ho fatto bene o male, l’ho sempre tenuto presente. Anche perché un genitore o un maestro che si motiva alla visione di uno spettacolo agisce come catalizzatore per la fruizione dello spettatore bambino. Ad esempio, non mi sono mai posto il problema di inserire qualche parola “difficile” perché penso sempre che sarà l’occasione per il bambino di chiedere un approfondimento all’adulto. Inoltre nei miei spettacoli c’è sempre una certa dose di ironia, che, a differenza della comicità, è meno immediata e richiede interpretazione: è sorprendente notare come spettatore adulto e spettatore bambino si incontrino in questo ambito e come sia corroborante una risata condivisa. 

Ha avuto come maestri il grande Gigi Proietti; cosa è stato per lei e cosa le è rimasto del suo insegnamento?  
L’ho scritto in un post il 2 novembre 2020. Quel giorno ho affittato una sala e sono andato a fare delle prove non previste con la mia compagna. Il più grande insegnamento avuto da Gigi è stato quello di imparare a camminare da solo. Ce ne sarebbero infiniti altri, ma il fare è stato quello che mi ha più plasmato: “Regà fate!”. E io per lo meno ci ho sempre provato “a fare”. E mi lasci dire che quando poi negli due ultimi anni questo mio fare, si è incontrato con la sua ultima meravigliosa creatura che è il Globe Theatre, grazie al progetto da lui voluto: “Al Globe con mamma e papà”, beh per me è stato veramente il massimo e di questo ne gliene sarò sempre grato. 

Quali sono i suoi progetti futuri?
Parlare di progetti futuri in questo periodo mi mette un’ansia!… Quindi quelli teatrali che si dovrebbero concretizzare prossimamente non glieli dico, altrimenti il giorno prima dell’inizio prove scatterà certamente un nuovo lockdown. Di certo, insieme alla mia compagna, Gabriella Pratico’, stiamo dando vita ad un nuovo soggetto produttivo, 2giga, con il quale proporre cose completamente nostre: in cascina abbiamo messo già due spettacoli, Il giocatore e Ritorno ad Oz, la cui circuitazione è stata impedita dalla pandemia. Credo siano riusciti bene e speriamo di riuscire a proporli in qualche modo la prossima stagione. 

 

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Data

Dal 25/04/2024 al 25/04/2024

Indirizzo

Regia

Attori

Orari

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