“Le metamorfosi o quasi” è la storia di quattro amiche che si ritrovano spesso in un centro olistico. Ciascuna di esse è diversa dalle altre sia per indole che per il proprio vissuto. Isabella, una politica (Martina Marone) è intrisa di cultura di sinistra, sempre pronta a osservare gli altrui comportamenti. Ginevra, una ricca snob (Elisa Franchi) manifesta un'incapacità a relazionarsi nei rapporti umani con l'altro sesso e riversa le proprie attenzioni su di un cane di peluche, sostituto più o meno consapevolmente del proprio cane perduto. Francesca, una segretaria perfetta (Federica Messere), tradizionalista per formazione. Mimosa, una squillo (Monia Manzo) per scelta, atto estremo per affermare e inseguire la propria libertà.
Mimosa essendo coinvolta in una storia d’amore, si assenterà per tre settimane e dovrà rinunciare agli appuntamenti con tre clienti. Nasce così l’idea di farsi sostituire dalle sue amiche.
La trama si sviluppa fluida e l’intensità della recitazione è tale che lo spettatore si ritrova a vivere e a condividere l’emozioni delle protagoniste con una naturalezza inattesa. La rappresentazione dei personaggi ben evidenzia il tema della trasformazione, la ricerca del proprio io profondo, liberato dalle sovrastrutture culturali, resta il fine ultimo a cui esperienze vissute lontane dagli schemi consolidati conducono. Non a caso la provocazione nasce da Mimosa il cui nome è il simbolo stesso della donna affrancata. La regia alterna sapientemente momenti di gioiosa e piacevole leggerezza ad altri di pregevole intensità.